Libri e Manuali
BERLUSCONI DEVE CADERE. CRONACA DI UN COMPLOTTO. “Racconta il ministro del Tesoro di Barack Obama, Timothy Geithner, che nell’autunno del 2011 ricevette un forte invito da alte personalità europee perché convincesse il presidente degli Stati Uniti ad aderire a “un complotto”. Lo chiama proprio così, nelle sue memorie uscite nel maggio 2014 e intitolate “Stress test”. Complotto. Il complotto era contro di me…”. Silvio Berlusconi Berlusconi deve cadere
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CRONACHE ECONOMICO POLITICHE DALLA PANDEMIA. L’occasione della crisi (Free, 2020). È solo il diario di bordo del mio personale lockdown e della relativa emergenza economica e politica in cui è precipitata l’Italia. Quando si vivono periodi così difficili e drammatici bisognerebbe avere non solo la capacità di capire quello che succede, ma anche la forza e l’intelligenza di trovare la rotta per uscire dal caos (politico, economico e istituzionale) in cui siamo precipitati. |
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1 DALLA PRIMA ALLA TERZA REPUBBLICA Le dimissioni di Berlusconi e la nascita del governo presieduto da Monti segnano la fine di un periodo politico, quello della “seconda Repubblica”. Costituzionalmente mai nata, non potrà neanche essere chiusa se non si riuscirà a dar forma alle istituzioni e ai contenuti della terza. In Italia le transizioni sono lunghe. Qualche volta questo attutisce i contrasti, qualche altra li rende strazianti. Per riuscire a capire quel che succede occorre sapere come ci si è arrivati. E per riuscire a vedere quel che accadrà occorre non mentire su questo passaggio decisivo. Chi credeva che il cambio della guardia, a Palazzo Chigi, avrebbe avuto effetti taumaturgici, che i mercati avrebbero festeggiato, s’è dovuto ricredere. Noi raccontammo quell’errore, senza per questo tacere il fatto che il governo precedente era comunque finito. Servono una destra capace di decidere e una sinistra che seppellisca i suoi mostri ideologici. Serve uscire dalla contrapposizione sterile. Sarà possibile solo praticando il linguaggio della verità. |
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2 MALEDETTO SPREAD Quando lo spread è comparso sulla scena la principale preoccupazione della politica italiana non è stata quella di bloccarlo, ma di afferrarlo per poterlo dare sulla testa dei propri avversari interni. Quando la voragine della speculazione s’è allargata e approfondita, il primo istinto dell’Italia politica non è stato quello di ritrarsi dall’abisso, ma di buttarci il proprio vicino di banco. L’eterna storia del provincialismo litigioso, capace di approfittare di qualsiasi cosa, di ogni possibile disastro, pur di accanirsi contro la fazione avversa, ha scritto una nuova pagina della sua ingloriosa storia. Questa volta, in coerenza con i costumi di una pretesa modernità, s’è voluto credere che la spinta decisiva non venisse dal “destino” o dalla “storia”, ma dai “mercati”. Nuovi dei di un credo tribale. In questo libro trovate una chiave per capire di cosa si parla, quali sono i problemi e quali gli strumenti per risolverli. Partendo da dove gli altri sono arrivati con colpevole ritardo: la crisi è europea, il guasto sta nelle debolezze istituzionali e politiche dell’euro. |
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1 PD IL PARTITO DELLA DISCORDIA Il libro racconta di una storia strana, una storia di risse continue, di litigi, di dispetti, di diffidenza, di offese, di accelerazioni e di improvvise frenate, di trappole, di re decapitati sotto lo striscione dell’ultimo chilometro e di rampanti sindaci di Roma che, dopo aver tessuto nell’ombra le loro trame, hanno demolito leadership annunciate, scalzando leader autoproclamati. Stiamo parlando della storia del Partito Democratico, del suo concepimento, della sua gestazione, del suo martoriato parto, fissato per il 14 ottobre. Certo, non è che il Pd nasca sotto i migliori auspici, visto quello che è stato il suo percorso di vita. E suona davvero strano come Ds e Margherita, i protagonisti di questa fusione a freddo, seppur fatta con animi davvero caldi, abbiano deciso di dar vita ad un partito, ad un matrimonio, con così poco amore e così tante incomprensioni. Vedremo, nel corso di una cronistoria affrontata solo ed esclusivamente attraverso le parole dei protagonisti, quanto difficile sia diventato giorno dopo giorno il progetto, partito in pompa magna e terminato con scissioni, fughe, mugugni, fastidi |
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2 GIU’ LE MANI DALLA LEGGE BIAGI Marco Biagi era un amico. E questo libro glielo dovevamo. Per amicizia certo, ma soprattutto per ragioni di giustizia storica. Per far chiarezza, una volta per tutte, sul riformismo suo e di quanti hanno lavorato con lui, e soprattutto sul conservatorismo, sui pregiudizi ideologici, sulle infamità conformiste dei tanti, troppi nemici e detrattori, tanto nel sindacato, quanto nel mondo dell’accademia e della sinistra politica. E veniamo ad oggi. La montagna dell’odio alla legge Biagi ha prodotto il topolino del protocollo del 23 luglio 2007. Senza pudore la CGIL accetta la conferma praticamente di tutto l’impianto della legge Biagi. Senza pudore e senza vergogna. Il 20 ottobre assieme a Maurizio, Giuliano, Alessandra testimonierò tutto questo. Testimonierò il dolore di vivere in un paese in cui se fai l’economista o il giurista del lavoro, e vuoi essere riformista, vieni ammazzato come Tarantelli, D’Antona, Biagi, o vivi blindato, come il sottoscritto e tanti altri. |
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1 – TUTTE LE BALLE SU BERLUSCONI di Luca d’Alessandro, Davide Giacalone, Sestino Giacomoni, Andrea Mancia, Paolo Reboani, |
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2 – I PECCATI DI PRODI |
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3 – PERCHÉ LA SINISTRA NON HA VINTO Quello che c’interessa non è la propaganda, l’indottrinamento. Li lasciamo volentieri ai pedagoghi del luogocomunismo. Se il mondo della cultura e del giornalismo italiani aveva previsto un risultato elettorale del tutto diverso la responsabilità non è dei sondaggisti, che al luogocomunismo hanno piegato le loro statistiche, ma di un’analisi superficiale dell’Italia, della sua realtà e dei suoi problemi. Se oggi c’è chi dice di avere vinto e, pertanto, di volere governare a lungo, non lo fa solo per arroganza, ma anche per incapacità di comprendere la nostra reale forma istituzionale e politica. I propagandisti hanno dimostrato di essere capaci a convincere se stessi, inducendosi da soli in errore. Noi ripartiamo dall’analisi del miracolo delle elezioni del 9-10 aprile, dallo sforzo di guardare ai problemi concreti, reali, senza tecnicismi e senza semplificazioni. Perché c’è un Paese che non ama i conformismi, non s’intruppa dietro alle parole d’ordine, non si lascia ingannare dai giornali. Ma vuole capire e vuole contare. I due primi libri di Libero-Free hanno venduto un milione di copie. Un successo strepitoso, di cui nessuno parla, ma che parla da solo. |
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4 – UN BEL SÌ PER MANDARE A CASA PRODI Al referendum si deve andare con l’idea di volere salvaguardare l’unità e l’interesse nazionali, per ridare efficienza al sistema legislativo ed autorevolezza al governo. Al referendum si deve andare per difendere la Costituzione, e per difenderla, prima di tutto, dall’ipocrisia politica di una sinistra che prima l’ha cambiata, anzi, scassata e, poi, pretende di dire che non si deve toccarla. In questo libro si dimostrano due cose: la prima è che la Casa delle Libertà ha posto rimedio ai guasti antinazionali votati dalla sinistra; la seconda è che la riforma sottoposta a referendum contiene molte altre cose, alcune delle quali reclamate da parte della sinistra. Prima ancora di prestare giuramento alla Repubblica, il Presidente Napolitano anticipava che quattro cose, riguardo alle riforme della Costituzione, sarebbero state necessarie: 1. la riforma della riforma del Titolo Quinto, votata dalla sola sinistra e rivelatasi un disastro; 2. stabilire quali sono i diritti e le prerogative della minoranza parlamentare; 3. eliminare il bicameralismo perfetto; 4. dare più poteri al presidente del Consiglio. Ecco, incredibile ma vero: questi sono esattamente i contenuti della riforma già votata ed approvata, ed ora sottoposta a referendum. |
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5 – IL GRANDE INTRIGO Capiamoci subito: questo non è un libro per specialisti, non fatevi ingannare da qualche grafico o da qualche vocabolo più tecnico, perché tutto è spiegato in maniera semplice, queste pagine possono essere lette come un thriller, come una spy story, come un ritratto dell’Italia dei nostri giorni, come un’indagine di (mal)costume e come un’istantanea del mondo economico e dei suoi intrecci con la politica. Ciascuno le legga come vuole, avrà comunque modo di capire cose che nessuno ha voluto raccontare. Basta prendersi il tempo necessario ed il lettore si troverà fra le mani il perché, il come ed il chi di un’avventura che ha fatto defluire montagne di ricchezza dalle tasche dello Stato a quelle di certi privati. |
Testo non disponibile |
6 – LE MANI ROSSE SULL’ITALIA Chi ci governa oggi in Italia non vuole fare i conti con ciò che costituisce il suo Dna. Ed è un Dna di complicità totale con il comunismo del Gulag e dei massacri, di cui sapevano tutto. Questo libro fornisce le prove di questo intreccio losco. Sono prove raccolte e vagliate da una Commissione parlamentare, anche se i compagni e i loro sodali sono riusciti finora a chiuderle negli armadi. Pensavano di aver buttato via la chiave. Invece no. Abbiamo riaperto l’armadio. Leggere per credere. Questo libro, dunque, nasce dal lavoro della Commissione Mitrokhin, guidata da Paolo Guzzanti Sono state individuate reti spionistiche che arrivavano al cuore dello Stato. Giornalisti, politici, intellettuali hanno cospirato durante la guerra fredda per metterci nelle mani di Mosca. C’erano piani militari che prevedevano l’ingresso attraverso il Brennero delle truppe sovietiche, giovandosi di una quinta colonna italiana. Il materiale era a disposizione per ghiotte inchieste. Invece, non è successo niente. Ma il rimedio è qui. Questo volume è il più raro e originale di tutti quelli pubblicati finora. Non ce n’è in giro di simili. Perché? Banale. Dice la verità sul comunismo. Non ci gira intorno. Individua la sorgente maligna già in Marx. Segue il corso di questo fiume fino a Lenin, a Stalin. Ed ecco: sfocia in Italia. Non è acqua appena avvelenata o fetida, ma l’orrore allo stato puro. |
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7 – I PRIMI CENTO GIORNI DI PRODI E dovevano essere i salvatori della patria, quelli che avrebbero messo le cose a posto dopo le dissipazioni e le follie degli anni di Berlusconi. Quelli belli, bravi, buoni, perbene, competenti. Quelli della superiorità morale… Quelli dell’equità, dello sviluppo, del risanamento dei conti pubblici dopo gli anni della macelleria sociale e della finanza creativa dell’“infame” Tremonti. Hanno cominciato invece col prendersi tutto, senza aver vinto. Presidente della Repubblica, Presidente del Senato, Presidente della Camera, nello stile lottizzatorio più meschino. Hanno messo in piedi un governo mostruoso di 103 membri (forse 104, se ne è perso anche il conto…), ripagando con sottosegretariati oscuri capataz locali, figli senza arte né parte, trombati, e così via “politicamente scambiando”. E tutto, naturalmente, per il bene del paese. Di un paese che dopo questi primi 100 giorni appare sempre più sconcertato, impaurito, pentito amaramente, pentito di averli votati! Un paese, sì, che ha paura. Ha paura della fame di potere di questa “banda bassotti”, pronta a tutto e al contrario di tutto, pur di durare. E la stampa di regime, di proprietà delle tante imprese assistite, a rappresentare tutte queste oscenità a tinte forzatamente rosa, ma sempre con maggior imbarazzo. Ma parleremo noi. Parleremo senza sudditanze psicologiche, politiche, culturali. A testa alta. Parleremo finché avremo fiato e finché voi ci starete ad ascoltare. |
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8 – I SINDACI IN ROSSO Dunque, i sindaci rossi sono certamente un bluff. Dunque, come dimostrano le verifiche sul campo fatte dagli autori di questo libro, il mito dei sindaci rossi fa acqua da tutte le parti: il loro presunto buongoverno, sbandierato per anni da media compiacenti, in realtà è un malgoverno clientelare sistematico e patologico della spesa pubblica locale. Dunque, assoluzione per il centrodestra? Nemmeno per sogno. Anzi, diciamolo chiaro: il centrodestra ha problemi ancora più seri. Ed è ancora più colpevole. Ciò spiega perché, a dispetto dei loro bluff, i sindaci rossi vincono e continuano a vincere le elezioni amministrative con ampi margini di consenso. E questo, piaccia o meno, contribuisce a consolidare nel Paese l’egemonia della sinistra comunista, postcomunista, cattolico dossettiana, mastelliana, clientelare. Se non affronta di petto questo nodo, il centrodestra non riuscirà mai a governare il Paese anche se torna a Palazzo Chigi. La riforma del Titolo V della Costituzione (quella del centrosinistra, del 2001, varata con tre voti di scarto), per quanto insufficiente sotto il profilo federalista, sposta comunque grandi quote di potere (spesa pubblica, competenze, decisioni…) verso gli enti locali. Senza la collaborazione dei Comuni, delle Province e delle Regioni, molte decisioni del governo centrale restano sulla carta o vengono vanificate. Sempre. E la mitica stanza dei bottoni di Palazzo Chigi scopre di avere i fili tagliati. |
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9 – PRODI, TELECOM & C. Quando, nel luglio scorso, abbiamo mandato in edicola Il Grande Intrigo, sapevamo di maneggiare un materiale esplosivo. È passato pochissimo tempo, e non solo la crisi è deflagrata, non solo le cose argomentate e precise che si raccontavano in quel libro si sono dimostrate esatte, ma è anche capitato che il presidente del Consiglio, Romano Prodi, sia andato in Parlamento a dire che la causa di tutto stava nell’avere privatizzato male. Quell’errore è costato carissimo alla collettività, e basterà rileggere le cifre contenute nel secondo capitolo di questo libro per inorridire. Romano Prodi, però, è un uomo generoso, ed ha accompagnato l’ammissione dell’errore con una valanga di bugie tese a mascherare l’altro grande errore, da lui commesso adesso, e che ha preso forma con il Piano Rovati. Leggete più avanti di che si tratta, ma, detto in due parole, la faccenda consiste nel tentativo di ricomperare con soldi dello Stato una rete di telecomunicazioni che era stata realizzata con i soldi dello Stato e che è poi stata venduta male. Il Grande Intrigo ha venduto più di centomila di copie, quanto mai nessun libro dedicato al malaffare di Telecom. Questa è la continuazione di quell’inchiesta, aggiornata ai fatti dell’ultima ora. L’ulteriore continuazione dovrà essere un ragionamento serio e spietato sullo stato del capitalismo italiano, dei suoi “campioni”, del mercato, delle garanzie, della vigilanza e delle libertà nel nostro Paese. Lo faremo nei prossimi mesi, statene certi. Intanto godetevi (amaramente) questo. |
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10 – TUTTE LE TASSE DI PRODI & C. Una Finanziaria contro gli italiani, tutti matti, voluta dall’unico sano di mente? Prodi. E pensare che il suo “fattore C” aveva ancora una volta funzionato: l’odiato Berlusconi gli aveva lasciato un Paese in ripresa economica, col record di gettito fiscale, con le riforme più rognose già fatte. Bastava, con onestà ed intelligenza, riconoscerlo e guardare avanti. Ma Prodi non ne è capace. Ha preferito violentare il Paese con inutili medicine. Ha preferito negare l’evidenza, per portare a termine le sue vendette. Poteva fare una Finanziaria da 15 miliardi di euro, 10 di correzione europea, e 5 di stimolo all’economia. E dedicarsi alle liberalizzazioni e privatizzazioni non costose. Altro che campionato a -26, come la Juventus. Studi l’economia, Prof. Prodi. Ma ciò voleva dire venir meno al suo livore, al suo cinismo. Evidentemente non ce l’ha fatta. E ha preferito dare retta alla CGIL, ai rifondaroli, alle componenti più radicali della sua maggioranza. Ed è rimasto solo. Ferocemente solo. Con il Paese contro. Con i suoi stessi compagni di governo, contro. E pensare che questi signori descrivevano Berlusconi & C. come degli incapaci, dei ladri, dei farabutti, dei buoni a nulla, degli impresentabili, la vergogna dell’Italia. E pensare che metà del Paese ci aveva pure creduto. Grazie Prodi, ci hai ridato l’onore…! |
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11 – GIÙ LE MANI DALLA NOSTRA LIBERTÀ Noi occidentali dobbiamo essere capaci di rispondere all’attacco portatoci dal fondamentalismo islamico. Si deve rispondere al terrorismo usando gli strumenti della forza all’estero, come dell’indagine e della repressione all’interno. Si deve rispondere anche alle aggressioni verbali, senza mai dimenticare che Israele è parte stessa del mondo libero e democratico. L’errore da non commettersi mai è quello di confondere gli islamici (che non sono gli arabi, essendoci arabi non islamici e non arabi, molti, che sono islamici) con il fondamentalismo assassino. Questo è quello cui vorrebbero indurci Bin Laden ed i suoi seguaci, questo è quello che vorrebbero sentirci dire i tagliagole iracheni, ma questo è, appunto, l’errore che non commetteremo. Accanto a questi problemi abbiamo quelli dell’integrazione e della convivenza, che sono di natura diversa ma non per questo non richiedono scelte politiche, anche difficili. Non è senza significato, del resto, quel che è successo durante la visita di Papa Ratzinger in Turchia. È stato nel corso del medesimo viaggio che ha affermato essere bestemmia ogni idea che si possa uccidere nel nome della divinità. Come si vede, dunque, le sfide che il mondo ci pone riguardano sia il ragionevole uso della forza che il forte uso della ragione. Troppo spesso temi difficili, come questo, vengono affrontati in modo emotivo, con scarso riferimento ai fatti e quasi totale assenza di conoscenze specifiche. Per questo ritengo sia prezioso il libro che adesso avete in mano, pienamente coerente con lo sforzo continuo di portare contenuti ed idee alla politica, contro ogni forma di luogocomunismo. |
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12 – URNE TRADITE Non si può, stante l’attuale procedura del sistema elettorale, governare un grande Paese industriale con uno scarto dello 0,6 per mille su 39.276.8100 votanti. Per questo, subito dopo il voto del 9-10 aprile sarebbe stato saggio non solo ricontare con maggiore cura tutti i voti, ma costituire in modo bipartisan un governo di larghe intese, con un programma limitato al cambiamento della legge elettorale e a poco altro, per tornare al voto nel giro di uno o due anni. I leader del centrosinistra, Romano Prodi in testa, hanno però rifiutato fino dal primo istante questa proposta di puro buon senso. Anzi, dopo essersi autoproclamati vincitori, hanno fatto pure la politica del muso duro e si sono presi tutte le maggiori cariche dello Stato: presidenza del Consiglio, presidenze della Camera e del Senato, presidenza della Repubblica. Ecco perché la richiesta del riconteggio delle schede elettorali, fatta subito dopo il voto da Silvio Berlusconi, ha guadagnato con il tempo credibilità e legittimità. Riconteggio diventato ineludibile dopo che a pretenderlo sono stati i due milioni di uomini e donne scesi in piazza San Giovanni il 2 dicembre 2006. Soltanto così si potrà restituire a tutti i cittadini, non solo alla metà del Paese che oggi si sente violentata, la fiducia nella democrazia. E Prodi e il suo governo a casa. Su questo terreno, la sinistra lo sappia, non daremo tregua. |
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13 – LE COOP ROSSE di Rodolfo Ridolfi con i contributi di Davide Giacalone e Tino Oldani (febbraio 2007) La Cooperazione appartiene alla storia e alla tradizione dei riformisti liberali, socialisti e cattolici. In Italia è nata e si è sviluppata dalla convergenza delle tre anime storicamente poi confluite nella Costituzione repubblicana: la cattolica, la liberal democratica, la socialista riformista. La cooperazione, inoltre, è una forma d’impresa esplicitamente tutelata dalla Costituzione all’articolo 45, cosa ben diversa dal movimento cooperativo, quello egemonizzato dal Pci-Pds-Ds, che nonostante le dimensioni raggiunte, ha finito per perdere progressivamente la propria forza propulsiva sul piano dei valori (Bruno Trentin parla di cooperative che hanno perso l’anima) a causa della invadenza degli interessi clientelari e del partito sul sistema cooperativistico italiano come si è andato configurando dal dopoguerra ad oggi. Perché questo allontanamento dai principi della cooperazione? È la domanda a cui questo libro cerca di dare una risposta. Senza colpevolizzare in alcun modo il movimento cooperativo nel suo complesso, ma denunciando le sue degenerazioni. L’Italia e l’Europa hanno bisogno di una cooperazione riformista e liberale al servizio dei cittadini, dei consumatori e dei produttori e non di una cooperazione che mette cittadini, consumatori e produttori al servizio delle oligarchie di partito. È ora di dire basta al più grande conflitto di interessi che le coop rosse hanno rappresentato e rappresentano nel nostro Paese. |
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14 – IL BERLUSCONISMO Il convegno organizzato dalla Fondazione Liberal sul “berlusconismo”, da cui sono tratte le relazioni e gli interventi pubblicati in questo volume, può essere definito come un’operazione di “revisionismo storico in diretta”. Sono state numerose, nel tempo, le bugie con le quali la sinistra ha deviato e distorto, a suo uso e consumo, l’interpretazione della storia italiana ed europea del Novecento. E solo negli ultimi anni il movimento del revisionismo storico è riuscito, non senza fatica e aspre polemiche, a rileggere con maggiore obiettività gli eventi che, dal ’45 a oggi, hanno segnato la storia della democrazia italiana. Nel nostro caso, non vogliamo aspettare sessant’anni per smentire le bugie della cultura di sinistra. Lo vogliamo fare, appunto, “in diretta” e proporre agli italiani quella che a noi sembra l’interpretazione obiettiva e storicamente determinata del fenomeno politico fondato e rappresentato da Silvio Berlusconi. Vogliamo rovesciare una definizione nata nella sinistra, con l’intento di rappresentare un’immagine negativa, nel suo opposto: in una rivendicazione “positiva” dell’identità politica e culturale di un movimento che ha cambiato la storia d’Italia e per il quale vogliamo immaginare e costruire una “lunga durata” nella società e nelle istituzioni del nostro Paese. |
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15 – TELEVISIONE & POLITICA Conflitto d’interessi e strapotere mediatico, ecco i due ingredienti con i quali si condisce ogni discorso sulla nuova legge tv. Ma se provassimo a porci qualche domanda e ad immaginare risposte un po’ meno scontate e conformiste? Perché, ad esempio, quando qualcuno chiede maggiore pluralismo si sente anche in dovere di proporre la chiusura di qualche televisione? Perché la sinistra di governo agì in modo che lo Stato non avesse alcun ruolo nelle telecomunicazioni, dove si privatizzava un monopolio, ed invece pretende che ci sia sempre, e sia sempre la più forte e ricca, una televisione di Stato in un mercato già aperto alla concorrenza? Perché gli italiani hanno votato quattro referendum sulla televisione e la politica ne ignora i risultati dimenticandoli? E ancora: perché si dice che le leggi sono sempre al servizio di Berlusconi, quando fu il quotidiano “la Repubblica” a ringraziare per la legge Mammì? Perché si ricorda il decreto Craxi che fece riaprire le televisioni di Fininvest, ma si fa finta di non sapere che con quello stesso decreto si consegnò la Rai a Biagio Agnes, gran ciambellano dell’accordo fra democristiani e comunisti? E perché si dice che il problema sono le frequenze, quando, in realtà, c’è spazio sia per il terzo che per il quarto polo televisivo? Non sarà che sono state raccontate un sacco di balle? Leggere per sapere. |
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16 – O DI QUA O DI LA’ Oggi, 24 aprile, inizia la raccolta delle firme per il referendum elettorale, raccolta che andrà avanti per novanta giorni. In queste stesse settimane si è intensificato il dibattito politico tra centro-destra e centro-sinistra e all’interno dei due schieramenti, per arrivare alla riforma sempre della legge elettorale. D’altra parte, referendum e dibattito politico sulla riforma non sono affatto in contraddizione. Nessun conflitto col Parlamento, ma, come è stato detto dai referendari, un esercizio di sussidiarietà civile. È sempre stato chiaro, infatti, che rispetto al referendum il Parlamento ha sempre la possibilità di intervenire: prima della raccolta delle firme, durante, e anche dopo, pur se con diversi gradi di libertà, perchè l’esito del referendum è sempre migliorabile dal Parlamento, ovviamente nel senso dei quesiti referendari. Inizia oggi un processo democratico alla luce del sole, con tempi certi, senza ricatti e dall’esito altrettanto certo. Una nuova legge elettorale, maggioritaria, bipolare, auspicabilmente bipartitica. Per questa ragione, come ha detto recentemente Gianfranco Fini in un’intervista, il referendum è una benedizione. Senza movimento referendario, senza firme, i tempi della riforma elettorale sarebbero infiniti. E allora viva Guzzetta, viva Segni, viva il referendum, viva la riforma elettorale. E, modestamente, viva anche questo piccolo libro che servirà a fare un po’ di chiarezza. |
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17 – I SINDACATI L’Italia ha un cattivo sindacato. Tanto potente, quanto conservatore. E a soffrire di un sindacato conservatore, capace di dire solo no, non è tanto il mondo del lavoro, quanto tutta la società italiana: totale inefficienza del pubblico impiego, scuola che non funziona, salari bassi e cattiva distribuzione del reddito (si guadagna di più nei settori protetti dalla concorrenza che nei settori esposti…), cattivi e iniqui ammortizzatori sociali, gigantismo nella spesa per welfare pensionistico (troppe pensioni di entità troppo bassa), poca sicurezza nei posti di lavoro, bassa produttività, perdita di competitività. E tutto perchè un sindacato tanto forte quanto sordo alla modernità ha finito per ricattare la politica e strangolare l’economia, diventando partito, con enormi risorse finanziarie (patronati, Caf…), del tutto irresponsabile e senza controlli dal punto di vista democratico. Ecco, di questo cattivo sindacato parliamo in questo libro, nella speranza che la società italiana reagisca al conformismo ideologico, ai troppi luogocomunismi e alle conseguenti furberie del sommerso e del fai da te, e butti a mare l’inutile e anacronistica cultura del conflitto sociale, insopportabile alibi di burocrazie parassitarie condannate dall’economia e dalla storia. |
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18 – CINEMA, PROFONDO ROSSO Se volete capire come e perché neppure un film italiano sia stato ammesso in concorso al Festival di Cannes 2007, questo libro ha le risposte che cercate. Ma la crisi del nostro cinema, soprattutto dei film di interesse culturale nazionale (Icn), cioé di quelle pellicole che dovrebbero tenere alta la bandiera della qualità artistica, sembra ormai evidente più all’estero che in Italia, dove l’ipocrisia dei media funziona ancora da comodo paravento. Ed è una crisi dove le responsabilità politiche della sinistra sono enormi. Oggi quello della cinematografia italiana è un settore assistito e clientelare, ampiamente foraggiato con i finanziamenti del Ministero per i Beni Culturali, che di fatto mettono a carico dei contribuenti il mantenimento di una sterminata clientela rossa di finti produttori, di finti registi, di finti sceneggiatori, i quali con l’impiego di attori e comparse schierati pure loro a sinistra producono film-flop che non sempre riescono ad uscire nelle sale, tanto sono inguardabili, e che quando ci arrivano, salvo rare eccezioni, incassano dal botteghino pochi spiccioli, per poi sparire nel dimenticatoio. Una vergogna per la politica e per la cultura, un fallimento che vogliamo denunciare con forza come un frutto avvelenato dell’egemonia instaurata dalla sinistra, in un settore di enorme importanza nel campo della comunicazione. |
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19 – VERDI FUORI ROSSI DENTRO Questo libro ha un obiettivo dichiarato: rompere la sudditanza psicologica e culturale nei confronti dell’ambientalismo verde ed estremista, che in Italia va per la maggiore. E cancellare una volta per tutte i sensi di colpa che molti moderati nutrono ancora verso tesi imbroglione, che confondono la politica opportunista con la scienza. Farla finita con i troppi luoghi comuni, e i troppi luogocomunismi della finta cultura verde, con gli ecologisti improvvisati e senza basi scientifiche. In una parola, spezzare un’altra maglia dell’egemonia culturale che la sinistra ha steso come una rete soffocante su questioni di importanza vitale per un Paese moderno: dall’energia alla salute, dal cibo alle emissioni di anidride carbonica, dai campi elettromagnetici alla bioagricoltura. L’impresa, a mio avviso più che riuscita, è affidata al volume di Franco Battaglia e Renato Angelo Ricci, due scienziati che desidero ringraziare pubblicamente. Grazie per averci messo a disposizione la vostra scienza. Grazie per le vostre battaglie, purtroppo solitarie. Grazie per il vostro non conformismo, raro e coraggioso. Quella dei falsi ambientalisti è un’egemonia che stiamo pagando cara: viviamo male e soprattutto non facciamo gli investimenti giusti. Così vincono i furbi e perdiamo noi tutti. Perde l’ambiente. Perde la natura. Ecco perché è ora di dire basta e cambiare registro, per il bene del Paese e, soprattutto, delle generazioni più giovani. |
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20 – I COMPAGNI AL CAVIALE I quindici personaggi, qui descritti, non sono gli unici che lo avrebbero meritato. La sinistra ha un bestiario – in senso medievale – certamente più ampio. Ma un libro, per essere leggibile, ha bisogno di giuste dimensioni. Le informazioni qui raccolte sui quindici sono più che sufficienti perché possiate farvene un’idea completa. Se poi i ritratti vi saranno piaciuti, dedicheremo un altro volumetto ai “sinistri” che non hanno trovato posto in questo. La redazione – tre giornalisti, numero perfetto – è ormai ben affiatata, ha gambe lunghe ed è pronta a procedere. Dipende da voi. I protagonisti del libro sono tutti di attualità. Alcuni famosi. Altri meno. Costoro sono forse i più interessanti. Poco noti al grande pubblico e quasi ignoti ai lettori di centrodestra, rappresentano invece per la sinistra delle bussole regolatrici. È il caso, per esempio, di Rossana Rossanda detta, non per nulla, il “Mito” e dello scrittore-polemista, Antonio Tabucchi. Leggetene con attenzione i profili e capirete molto di ciò che tra gli ex comunisti si intende per intellighenzia, parola che, nel loro gergo, ha un ruolo chiave. È infatti sul preteso ”monopolio” dell’intellighenzia che la sinistra basa la sua asserita superiorità. |
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21 – LA MALAGIUSTIZIA La giustizia (civile, penale, amministrativa e contabile) è un’emergenza nazionale. Resa ancora più drammatica dal modo scomposto con cui se ne parla nel mondo politico. Non è un’emergenza improvvisa ed inaspettata, perché il disastro si accresce e alimenta da anni, ma oramai siamo oltre il punto di rottura e c’incamminiamo ad uscire dal novero dei Paesi civili. Siamo il Paese europeo dove le cose vanno peggio, ma siamo anche quello in cui si spende di più. Il collasso della giustizia non è provocato dalla mancanza di risorse, ma dal progressivo demolirsi della sua struttura e della sua credibilità. In Italia ci sono toghe più che in ogni dove, la spesa pro capite è fra le più alte, e la più alta se si prendono in considerazione solo alcune voci, ma per ottenere giustizia ci vuole più tempo che in ogni altro luogo. Quel che resta, dopo tale attesa, somiglia pochissimo alla giustizia. Questo libro non è solo un mezzo per conoscere, non ci sono solo pagine utili a sapere (e ad indignarsi), è anche uno strumento di lotta immediata e restituisce a ciascun cittadino la possibilità d’essere parte attiva nel chiedere giustizia e che la giustizia funzioni. Le istruzioni che qui si trovano, il tracciato che porta al ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, a Strasburgo, merita d’essere seguito. |
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22 – VELTRONI WALTER Ci resta poco tempo per parlare di Walter Veltroni come di un semplice uomo: la sua santificazione è alle porte. Da quando il sindaco di Roma si è candidato alla guida del Partito Democratico i giornali hanno cominciato a turibolarlo. I suoi cinquantadue anni di vita sono stati passati in rassegna e non si sono potuti trovare che episodi edificanti e iniziative commoventi. Mai è stata invece pubblicata una qualsiasi immagine di Walter con la testa incorniciata dalla falce e il martello mentre arringa i compagni di sezione o canta con loro Bandiera rossa nei congressi del Pci. Sarà, dunque, il primo connazionale che incarnerà comunisti e democristiani insieme. Ossia atei e baciapile, filogay e teodem, sostenitori dei Dico e marciatori del family day, la rava e la fava. Basta conoscere Walter per sapere che lui affastella miti, sugge fior da fiore, prende uno spicchio qua, ne lascia un altro là, non conosce barriere, salta confini e, alla fine della fiera, si immedesima in tutti. È uno, nessuno, centomila. Il solito ecumenismo. Se gli viene buono cita Don Milani, se no Robert Kennedy, altrimenti Gramsci, si tiene di riserva Fabrizio De Andrè, pesca in Norberto Bobbio, ricorre a Piero Gobetti. Al Lingotto – l’ex tempio Fiat – ha ricevuto l’investitura ufficiale a candidato leader del Pd. Ha tenuto un ampio discorso a una densa platea più in cravatta e tailleur che in tuta metalmeccanica. Veltroni Zelig è perfetto per la parte. Leggetevi questa esilarante e onesta sceneggiatura della sua vita e della sua carriera. E fatevene una ragione. |
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23 – FANNULLONI D’ITALIA Riformare la Pubblica Amministrazione può sembrare l’idea di un folle, invece, è una realistica necessità. Per giunta urgente. Nei mercati globali non competono solo le singole aziende, ma il sistema-Paese. Chi rimane indietro perde terreno e s’impoverisce. Noi italiani siamo quelli che, in Europa, crescono di meno. Perdiamo ogni giorno competitività e questo si deve ad arretratezze strutturali, fra le quali una pubblica amministrazione costosa ed inefficiente. Questo libro è dedicato a quanti credono ancora che la pubblica amministrazione non sia il regno dei furbi, ma il luogo dove lavorano cittadini che hanno il diritto al rispetto, al prestigio sociale e ad essere premiati quando conseguono risultati. |